Benvenute, che bello sapere che il primo appuntamento della mia agenda, nel 2024, sarete voi. Le mie adorate lettrici. Fedelissime sempre, tanto che ogni volta che vedo salire il numero delle iscritte a questa newsletter mi chiedo: ma me lo meriterò? Il tema di meritarsi qualcosa purtroppo è argomento che appartiene al femminile soprattutto, però in questo caso lamia domanda è legata al fatto che mi sembra di dedicare sempre troppo poco tempo a questa community che ha del prodigioso. Fatta di donne (per lo più) che amano il bello in ogni sua forma: cucina, letteratura, arte… Donne che hanno scoperto la forza di ritrovarsi sulle passioni comuni. Si tratta di una sorta di lenti speciali attraverso le quali leggere la vita, interpretarla e, talvolta, accettarla. Non so se questa newsletter aiuti in tal senso, ma lo scopo va in quella direzione.
Questo anno ho deciso però di farla ancora più mia e dedicare a questo spazio molto del mio tempo. Perché credo di essere arrivata a un punto della mia esistenza in cui ho capito che fare le cose che mi piacciono è il vero lusso. Ho compilato una lista, che nei prossimi mesi vi svelerò. E in questa lista ci siete voi, c’è questa newsletter. C’è il Womer Cookbook Club, il nostro circolo letterario social, dove ci si ritrova a discutere di libri con un unico comun denominatore, che siano stati scritti da una donna.
Come tutto questo si evolverà lo scopriremo insieme.
Intanto, preparatevi per l’ultimo Women Supper Club (ma il primo del 2024) in Accademia Vergnano a Chieri! Si terrà mercoledì 24 gennaio, e avrà come ospite Emiko Davies, che presenterà in esclusiva per le lettrici del Women Supper Club il suo ultimo libro, Gohan, dedicato alla cucina giapponese. A seguire, come sempre, una cena ispirata ai suoi piatti all’interno dell’Accademia Vergnano. Tutte le partecipanti potranno come sempre utilizzare la navetta gratuita messa a disposizione che offrirà un trasporto A\R da Milano. Il costo dei biglietti sarà di 50 euro. Il ricavato viene utilizzato per le iniziative di Women in Coffee, progetto di sostenibilità sociale di Caffè Vergnano che promuove e sostiene iniziative concrete che parlano di empowerment, inclusione e rispetto al femminile.
Al termine della serata e della cena, ci sarà il firmacopie con l’autrice.
Per prenotarsi (correte perché ci sono POCHISSIMI posti) iscrivetevi su Eventbrite a questo LINK
Assieme ad Emiko e a Carolina Vergnano vi aspettiamo!!!!
L’AUTRICE
Emiko Davies è una pluripremiata foodwriter e fotografa di cibo. Nata in Australia da madre giapponese e padre australiano, ha trascorso la maggior parte del suo tempo all'estero: dopo un'adolescenza trascorsa in Cina, ha conseguito una laurea in Belle Arti negli Stati Uniti e si è trasferita in Toscana, dove oggi vive con il marito, il sommelier toscano Marco Lami, e le loro due figlie. Collabora con diverse testate, Financial Times, Gourmet Traveller, Food& Wine, Food52 e cura una rubrica mensile di ricette ispirate ai libri di cucina storici per Cook del Corriere della Sera. Gohan è il suo sesto libro di cucina.
L’ESTRATTO
Testo tratto da Gohan, memories and stories from my family’s kitchen, di Emiko Davies, Smith Street Books, 2023
La mia Obaachan (nonna, ndr) preparava il cibo migliore, punto. Era qualcosa che non vedevo l'ora di trovare a ogni singola visita. Non era shojin ryori, la sobria e quasi vegana cucina del tempio dei buddisti Zen. La sua era cucina casalinga corretta e, in linea con la filosofia flessibile del loro gruppo buddista, consisteva principalmente di verdure e abbondante tofu, ma anche pesce e uova, con occasionalmente il sukiyaki di manzo (innegabilmente il suo piatto d'autore) per le occasioni speciali, come quando andavamo in visita. Le ricette di questo libro riflettono questo modo di cucinare, con molte opzioni e suggerimenti per preparare la maggior parte di questi piatti in modo vegetariano. (…). Questo libro è tutte queste cose e altro ancora: i pasti quotidiani che si trovano non nei ristoranti ma nelle case delle madri e delle nonne giapponesi. È il cibo con cui sono cresciuta, di cui ho nostalgia e quello che chiedo ancora a mia madre ogni volta che ne ho la possibilità. È il cibo che mi piace preparare per la mia famiglia ogni volta che abbiamo bisogno di calore ma non ho molto tempo per cucinare, perché (a differenza di quanto molti possano pensare) la cucina casalinga giapponese non è complicata né richiede molto tempo: è veloce e notevolmente semplice, grazie alla filosofia giapponese secondo la quale il cibo buono, fresco e di stagione non ha bisogno di molto per migliorare il suo sapore naturale e dunque non dovrebbe essere troppo cotto. Quando ho chiesto a mia madre, Sumie, cosa pensasse dell’idea di intitolare un libro di cucina giapponese Gohan, mi ha detto: «Gohan significa pasto quotidiano cucinato in casa. Niente di complicato, ma veloce, facile e nutriente. Fatto con amore. Penso che il cibo migliore sia creato quando si cucina per qualcuno che ami». Poi ha fatto una pausa e mi ha ricordato un disegno fatto dalla mia figlia maggiore Mariù quando aveva cinque anni, prima che sapesse scrivere correttamente. Era una ricetta per una zuppa, con tutti gli ingredienti disegnati anziché scritti. Uno degli ingredienti è un cuore. «Ti ricordi che la zuppa di Mariù aveva l’amore come ingrediente?», mi ha chiesto. «Ecco per me questo è Gohan».
LA RICETTA
POLLO FRITTO
Ingredienti
500 g di cosce di pollo disossate
Un pezzo di radice di zenzero fresco da 3 cm, sbucciato e grattugiato finemente
2 cucchiaini di salsa di soia
2 cucchiaini di sakè
2 cucchiaini di mirin (o 1 cucchiaino di zucchero)
100 g di fecola di patate
olio vegetale, per friggere
Preparazione
Potete lasciare la pelle al pollo, poiché aggiunge sapore e tenerezza, ma se preferite non farlo rimuovetela. Tagliate le cosce in pezzi da 4-5 cm, non dovranno essere troppo piccoli, poiché si restringono quando fritti. Fate marinare per 15 minuti il pollo con zenzero, salsa di soia, sake e mirin. Setacciate la fecola di patate in una ciotola poco profonda. Immergete i pezzi di pollo marinati e distribuiteli poi su un vassoio o una griglia per farli leggermente asciugare. Versate abbastanza olio da far galleggiare i pezzi di pollo in una pentola di medie dimensioni. Fate riscaldare a 180° C. Friggete i pezzetti, pochi alla volta, per 2 minuti e mezzo circa fino a doratura profonda. Estraeteli con la schiumarola e trasferiteli su una griglia foderata con carta da cucina.
EMIKO DAVIES: 13 DOMANDE
PER CONOSCERE GOHAN
Che cosa significa Gohan?
In giapponese, esistono tante parole diverse per “riso”. Gohan significa specificamente "riso cotto". È anche la parola che si usa per indicare il “pasto”. E dunque la prima colazione, per esempio, è “asagohan”, il riso dalla mattina. Il pranzo è “hirugohan”, il riso del mezzogiorno. E la cena è “bangohan”, il riso della sera. Ma è anche la parola che si usa quando si chiamano i bambini a tavola, quindi per me Gohan è il simbolo della cucina casalinga giapponese. Perché la ciotola di riso è sempre presente sul tavolo di casa, per colazione, pranzo e cena.
Quale è il tuo primo ricordo in cucina?
Ce ne sono tanti ma sicuramente quelli più belli sono in Giappone con i miei nonni o con la mia nonna australiana mentre prepariamo colazione. La prima ricetta che ho imparato sono le uova strapazzate di mia nonna.
Da chi hai imparato a cucinare?
Mia mamma è bravissima a cucinare. Cucina senza ricette, ma cucina quello che si sente di mangiare, secondo la stagione, il tempo. Apre il frigo, vede cosa c’è e si inventa qualcosa di delizioso. Ero sempre ai suoi piedi da piccola: quando vedo le foto di me da bambina, sono a terra in cucina con tutte le pentole. Quando poi sono cresciuta, mi piaceva sempre aiutarla in cucina.
Un cibo giapponese di cui hai più nostalgia
Tutto! Ma quello che mi riporta direttamente a tavola di mia nonna in Giappone è la radice di loto saltata con la carota, un piatto che si chiama kimpira. E poi la zuppa di miso e vongole.
Sfatiamo il mito della difficoltà della cucina giapponese
La cucina giapponese è quello che preparo quando sono stanca, ho fame, le mie bambine hanno fame, vogliono mangiare subito e io non ho né tempo né voglia di cucinare: la cucina giapponese di casa è veloce, semplice e buona.
Che cosa non manca mai sulle tavole casalinghe giapponesi?
Il riso! C’è sempre una ciotolina di riso bianco al vapore — il riso giapponese è molto particolare - è una varietà specifica, si chiama riso japonica - e deve essere leggermente appiccicoso con i chicchi che devono essere facili di prendere con le bacchette!
Gli ingredienti essenziali della dispensa di casa giapponese
Qui in Italia non è sempre facile trovare tutti gli ingredienti che vorrei avere, ma ora le cose stanno migliorando grazie a siti online che spediscono direttamente dal Giappone. Comunque penso che come minimo ci voglia la salsa di soia, il riso giapponese (o quello "per sushi”) e la polvere di Dashi (o kombu, un alga, e katsuobushi, cioè scaglie di bonito, se si vuole fare il brodo di dashi in casa, cosa che è veramente facile). Mi piace avere anche sempre del mirin (un vino di riso dolce che si usa per contrastare il salato della salsa di soia), il miso e l’olio di sesamo — ne vado matta.
Una ciotola di riso fragrante: a che cosa ti fa pensare immediatamente?
La tavola di mia nonna. Lei aveva, in casa, un piccola smerigliatrice per il riso. Comprava il riso integrale e usava questo attrezzo per ottenere un riso che era una via di mezzo fra integrale e bianco. Il suo Gohan era buonissimo, profumato e gustoso.
Qualcosa dal mare, qualcosa dalle montagne: che cosa vuol dire?
E un po’ come il “mare e monti” o “surf and turf” in inglese, ma più profondo! Il Giappone è un Paese molto montagnoso, il 75% della superficie è montagna, ed è fatto anche di 7.000 isole, con 34.000 chilometri di costa. Dunque il cibo giapponese è molto, molto legato alla natura e il piatto ideale ha sempre qualcosa dal mare e qualcosa dalle montagne.
Itadakimasu: che cosa significa in giapponese?
Itadakimasu va detto ogni volta prima di mangiare. Si pensa che sia come dire “buon appetito”, in realtà è molto di più, vuol dire letteralmente “ricevo umilmente”, cioè un’espressione che deriva dalla tradizione buddista di ringraziare e mostrare rispetto per tutti gli esseri viventi che hanno contribuito a portare il cibo sulla tavola: dalle piante agli animali, dai contadini a chi è andato a fare la spesa fino a chi ha preparato i piatti. Quindi anche se si sta mangiando da soli, si dice sempre itadakismasu prima di cominciare.
Un piatto che associ a tua nonna Misako
Il kimpira di radici di loto e carota di cui parlavo prima.
Un piatto che associ a tua mamma Sumie
Gli onigiri, palline di riso riempite di piccole cose deliziose e avvolte nell'alga: è il miglior pranzo quando si è fuori casa o in viaggio!
Che cosa cucini quando hai bisogno di nutrire anche l’anima?
Il riso con un uovo sbattuto e un cucchiaino di salsa di soia. È il piatto che mia mamma faceva quando non mi sentivo bene, ed è quello che mi preparo anche oggi quando ho bisogno di un po’ di coccole.
Grazie Angela, ti ammiro per tutto quello che crei! Grazie per permetterci di connetterci condividendo il bello della vita. Buona serata a te e a tutte 🩷
Grazie!!