#14 I libri del mese di ottobre
A «Women in Food». È lì dove vorrei invitarvi tutte.
All’evento di Cook, che di fatto è una reunion a numero chiuso, in programma a domani e l’11 ottobre a Urbino. Oltre 50 le relatrici da tutto il mondo coinvolte in un grande dibattito generale, un momento di riflessione a tutto tondo su che cosa significhi essere una donna in questo momento storico a partire da quel ribaltamento di significato della parola «cucina», che da stanza sinonimo di segregazione di genere è diventata uno spazio di opportunità e libertà d’espressione, di crescita personale e professionale.
Virginia Woolf scrisse un libro che ha un titolo bellissimo: A room of one’s own, una stanza tutta per sé. Dove l’autrice, invitata a tenere una serie di conferenze sul tema del rapporto tra donne e romanzo, riflette sul perché vi sia scarsezza di opere femminili in ambito letterario. Questa stanza per molte donne è stata la cucina. Sì, proprio quella cucina da cui in The Feminine Mystique Betty Friedan ci aveva invitato a scappare dicendo che «una patata al forno non rappresenta tutto il mondo». Un modo di sottolineare che tenere le donne in cucina rimpiccioliva i loro orizzonti. Eppure molte pioniere hanno cambiato il mondo...dalle loro cucine.
Seguiteci sul mio IG e @cook.corriere, mercoledì 11 dalle 17.00 anche in diretta streaming su corriere.it
P.S. Prima di leggere il TOAST TEST della nostra special writer di questo mese, Francesca Barra, non dimenticate di segnarvi i nuovi 10 libri che vi consigliamo per ottobre.
a cura di Isabella Fantigrossi
Stare bene con il cibo, stare bene con il corpo
(di Francesca Barra, tratto da Foodporn. Il rapporto tra il cibo e i cinque sensi, Rizzoli, 2023. Copertina di Leandro Manuel Emede, foto interne di Giovanna Hoang)
Immaginiamo che un ricettario afrodisiaco debba contenere necessariamente alcuni ingredienti noti per accendere la passione, suggerimenti di pratiche e pozioni. Ma io credo che l’erotismo legato al cibo sia soprattutto un meccanismo che coinvolge più fattori e che non può prescindere dall’eleganza estetica e dai tempi di preparazione e consumo. Cibandoti, hai bisogno di ritrovare quell’abbraccio che era nutrimento primordiale. Il cibo non produce un orgasmo paragonabile a quello che si ha durante un rapporto sessuale, ma il suo piacere può rappresentarne l’anticamera. E quella zuppa era stata un’anticamera perfetta. Spesso il rapporto tra me e Claudio è dipeso dal cibo. Dal primo incontro, quando ha capito che ero la donna della sua vita già solo guardandomi ordinare, alla prima torta che gli ho preparato nella sua minuscola cucina da single per fargliela portare sul set. Abitava in zona Monti a Roma: gli ho proposto una cheesecake alle arance amare e lui è subito corso fuori casa a cercare un negozio che vendesse tortiere. Ricordo ancora, e ho i video memorizzati nella nostra chat Whatsapp, i suoi messaggi con le foto in cui mi chiedeva misura e modello. Mi piaceva il suo slancio, mi piace ancora. Quando ha fame, diventa appassionato. Io invece ero un po’ emozionata. Stavo per preparare la mia prima ricetta per lui in un luogo e con strumenti che non conoscevo. Claudio ha ancora memoria di quel momento e di tutti quelli che abbiamo condiviso in cucine piccole, estranee, di casa. Non posso negare che sia stato un gioco di scambi amorosi, e per noi lo è ancora. Quando sta rientrando in treno da un viaggio di lavoro, per quasi tutta la durata del tragitto mi provoca chiedendomi che cosa gli stia preparando. E io lo stuzzico, dandogli piccoli indizi misteriosi. Per noi sono preliminari, non per l’atto sessuale in sé, per l’amore. Il cibo ha il potere di rendere l’attesa eccitante. Un buon vino, un abito gentile, una tavola apparecchiata con cura. E io, che conosco così bene mio marito, so che non amerebbe nessun orpello. A lui interessa la carne, senza bisogno di pizzi e giarrettiere. Il cibo, senza confezione. Il cuore delle cose, insomma.
Ricetta tratta da Foodporn di Francesca Barra, Rizzoli, 2023
Sopa atzeca
Ingredienti
4 tortillas di mais
olio di semi
mezzo peperoncino Ancho
1 peperoncino Guajillo
1 spicchio d’aglio
mezza cipolla bianca piccola
3 pomodori San Marzano
750 ml di brodo di pollo
mezzo rametto di coriandolo
mezzo avocado
75 ml di panna acida
75 g di quartirolo lombardo o feta
sale
Mettete in ammollo il peperoncino Ancho e mezzo Guajillo in un pentolino con acqua bollente per 15 minuti, successivamente frullateli con i pomodori, la cipolla e l’aglio per ottenere una crema liscia e densa. In una pentola scaldate un filo d’olio e aggiungete il frullato appena preparato. Quando il tutto raggiunge il bollore e vedrete formarsi un po’ di schiuma in superficie, unite il brodo attraverso un colino. Fate bollire chiuso da un coperchio per altri 15 minuti. Spegnete il fuoco e inserite il coriandolo in infusione. Aggiustate di sale. Tagliare le tortillas a strisce abbastanza sottili e friggetele in olio di semi per circa 40 secondi, finchè non cambiano colore dorandosi un po’ e diventando croccanti. Ritiratele e ponetele su carta assorbente, poi friggete nello stesso olio il mezzo peperoncino rimasto tagliato a rondelle sottili. Prendete due piatti fondi e ponete le tortillas fritte, il formaggio a cubetti, l’avocado tagliato a cubetti e le fettine di peperoncino fritte. Versate poi la zuppa (da cui avrete eliminato il coriandolo) e decorate con la panna acida.
TOAST TEST
[CONFESSARSI IN 16 DOMANDE, veloci ma intense come mangiare il famoso panino]
Il libro che avresti voluto scrivere?
La casa degli spiriti di Isabelle Allende.
La ricetta preferita?
Quelle di mia mamma.
Il tuo più grande fallimento in cucina?
Una sorta di sfoglia di patata che avrebbe dovuto gonfiarsi ad una certa temperatura diventando una palla. Non so quante volte l’ho provata chiamando tutti i miei amici chef.
L’ultimo cibo che vorresti mangiare prima di morire?
Un pane appena sfornato con il mio olio di Pantelleria.
Il primo cibo assaggiato?
Il primo cibo che ricordo da bambina oltre ai tortellini della nonna sono le cosce di pollo con la pelle che trovavo spesso quando rientravo dalle elementari e che odiavo. Infatti non l’ho mai più mangiate con la pelle.
Lo strumento di cui non puoi fare a meno in cucina?
Il matterello.
Il tuo segreto inconfessabile in cucina?
Ho finto di usare la mozzarella light a mio marito quando era a dieta per fargli la parmigiana light. In realtà non potrei mai commettere un simile affronto. Però è dimagrito lo stesso ed era felice.
La donna che stimi di più?
Le mie figlie. Ammiro moltissimo la grazia del loro cuore.
Di cosa ti senti in colpa?
Sono una madre: vivo costantemente con i sensi di colpa e mi affanno per porre rimedio.
Il tuo peggior difetto?
Sono definitiva e non dimentico.
E il miglior pregio?
Il pregio è l’onestà e la mancanza di stress.
Il desiderio segreto?
Aprire un ristorante.
Il giorno più felice della tua vita?
Da quando riconosco dove risiede la felicità: ovvero nelle piccole cose quotidiane, vivo in uno stato di gioia costante.
E quello più infelice?
Quelli in cui ho visto soffrire le persone che amo sono i giorni più infelici. La morte di chi amavo, la perdita del mio bimbo.
Stato d’animo attuale?
Grata.
Il tuo motto?
Soffrirò, morirò, ma intanto sole, vino, vento e trallalà.