#13 I libri del mese di settembre
Back to school? Back to cookbook.
Come si affronta il fatidico rientro? Leggendo, ovviamente! Perché quando si tratta di libri, back to school non vuole dire ritornare alla noiosa routine di tutti i giorni, bensì andare alla scoperta di nuove avventure nelle cucine del mondo. E allora, prima di leggere il TOAST TEST della nostra special writer di questo mese, Roberta Corradin, non dimenticate di segnarvi i nuovi 10 libri che vi consigliamo per settembre.
a cura di Isabella Fantigrossi
Cannoli siciliani
(Estratto di Cannoli siciliani. Mare, amore e altre cose buone, di Roberta Corradin, Giunti, 2023, 161 pagine, 18 euro)
Avola, settembre
È una giornalista, e questo è imperdonabile. Una categoria che vive di riflesso degli altri. Però l’ho invitata a fare la fuitina, e ci è venuta. È una che va a provare gli hotel cinque stelle lusso per recensirli su riviste di tutto il mondo, e ha dormito sulla stuoia marocchina stesa sopra il pavimento di cemento. È andata a fare pipì sotto le stelle oscillando troppo il lume a petrolio, rischiava di spegnerlo, le ho dovuto insegnare. Ha una capacità di adattamento superiore a quella di qualunque donna io abbia mai conosciuto. Una capacità di concentrazione assolutamente fuori dal normale. Un cervello di tutto rispetto. Si veste con uno stile personale, senza essere eccentrica. Ha un modo strano di essere elegante. Ha anche un modo strano di essere bella, come se per lei fosse solo una casualità. Ha due occhi verdi come il mallo delle mandorle in primavera. Li usa per scavarti nell’anima. Ha due tette pazzesche. Ma sta per finire settembre, e lei tutti gli anni a ottobre vola a New York e ci passa l’inverno. Prenderà il volo anche quest’autunno. Per cui è meglio che io resti coi piedi per terra e chiami l’impresa che mi deve consegnare il preventivo per i lavori di casa sua. Così ogni minuto che passerà dentro la sua casa in Sicilia, ci sarà dentro qualcosa di me.
Berlino, ottobre
Ciao Sicilia, sono volata via, che estate meravigliosa mi hai regalato. Ciao Berlino, come sei bella e piena di energia creativa, sei oro fuso nella terra; se non fosse che ho finito i soldi comprerei una casa anche qui per tornare ogni tanto da te. Ciao New York, non vengo più. Ho da fare qui in Europa. Tanto a Véronique non devo raccontare la mia estate: la sa già, la storia dello chef belloccio che ho sedotto, delle corse in moto a cento all’ora tra gli ulivi, della moto che si piega ad angolo piatto e io che penso che se dovessi morire ora sarebbe come una polaroid che mi immortala nella felicità. Due libri consegnati entrambi entro la deadline, ancora non lo so ma verranno venduti in tutto il mondo e sai che tuffi al cuore avrò: entrando ignara in libreria ad Amsterdam, a Parigi e a New York, lì ci sarà il mio libro, questo lavoro che anche se in copertina porta solo tre nomi, è il frutto di una squadra completamente femminile, di cui sono orgogliosa. Un ingranaggio perfetto: la consegna entro la deadline, l’aereo che mi attende il giorno dopo, la Sicilia che mi ha regalato una cornucopia di emozioni, Berlino che mi fa giocare all’intellettuale per un po’, New York che mi perdona il tradimento. Torno in Sicilia. Passerò l’autunno a rendere la mia casa siciliana una realtà. Oppure, anche se vorrei far finta di niente, posso raccontarvela così: Arianna passa l’autunno insieme a Dioniso, alias Dionisso, alias Nisso. Lo chef belloccio. Che in questo momento, mentre io sto andando a una conferenza sulla cultura del caffè, sta sorvegliando l’installazione dell’isola nella mia cucina. O dovrei dire nella nostra cucina?
Ricetta di Roberta Corradin tratta da Cannoli siciliani, Giunti
Cannoli siciliani
Ingredienti per 10 cannoli
Per la pasta:
100 g di farina di grano maiorca
1 cucchiaino di strutto
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino da caffè di cacao amaro
1 cucchiaio di Marsala
1 cucchiaino da caffè di aceto di Nero d’Avola
sale
Per il ripieno:
500 g di ricotta vaccina
5 cucchiai di zucchero
1 cucchiaino di acqua di fiori d’arancio
Per friggere:
500 g di strutto
Per la pasta, amalgamate tutti gli ingredienti sino a ottenere una pasta liscia ed elastica. Avvolgetela in pellicola trasparente; fate riposare in frigo per un paio di ore.
Per il ripieno, frullate la ricotta con lo zucchero e l’acqua di fiori d’arancio. Mettete da parte in frigo.
Per i cannoli, stendete la pasta allo spessore di un millimetro. Con un tagliapasta rotondo o quadrato, ritagliate delle forme e avvolgetele intorno ai cannelli di alluminio. Scaldate lo strutto in una padella stretta e profonda, e friggete i cannoli uno per volta. Lasciateli asciugare su carta assorbente. Quando i cannoli sono freddi, farciteli con il ripieno di ricotta ben freddo e serviteli subito.
TOAST TEST
[CONFESSARSI IN 16 DOMANDE, veloci ma intense come mangiare il famoso panino]
Il libro che avresti voluto scrivere?
L'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters oppure Clarissa di Samuel Richardson, per la straordinaria capacità degli autori di entrare nel cuore e nei pensieri dei personaggi più disparati e anche più avulsi dal narratore stesso, e perché entrambe le opere migliorano significativamente ogni persona che le legge.
La ricetta preferita?
Tutte quelle in cui si impasta, e in particolare quelle in cui l'impasto s'intrattiene con la lievitazione e quelle in cui la pasta si prepara a contenere la delizia del ripieno. Ti modificano il senso del tempo, educano l'attesa, temperano impazienza ed esuberanza. Se non ci credete provate a impastare 125 g di farina con un uovo e un tuorlo, stendete la sfoglia e date la forma di ravioli, da farcire con semplice ricotta. La dose è per due persone, al primo sbuffo di impazienza ti accorgi che di fatto hai già finito. Una ricetta educativa.
Il tuo più grande fallimento in cucina?
Partecipo a un contest per giornalisti con una giuria di chef, faccio le prove a casa, una ricetta ideologica che accosta una forma tradizionale con un ripieno etnico in un momento in cui tutto il pianeta è incazzato con quell'etnia. Squisito. È l'uguale che contiene il diverso. Mi sento la vittoria in tasca. Poi vado al contest e il forno mi tradisce, non c'è un colino chinois e nemmeno un freezer; devo reinventare tutto e decido di utilizzare ingredienti artigianali di alta qualità per supplire alle fasi che non posso realizzare lì. Vissani mi umilia in pubblico, che l'hai fatto tu il gelato? No, lo ha fatto questo artigiano siciliano; che l'hai fatta tu la salsa piccante? No, la fa questo artigiano pugliese. Male: ricordati Robertì che devi lavorare sempre in casa. Una tale frustrazione che ci ho scritto su un racconto.
L’ultimo cibo che vorresti mangiare prima di morire?
Cioccolato, sicuramente. Dipende di cosa muoio: potrebbe essere un 100% oppure un più mite 70-80%. Direi provenienza Indonesia, terrigno, sa di foresta pestata, di pirati che si inoltrano in terraferma, di viaggi e di avventure.
Il primo cibo assaggiato?
Pare che ai neonati non si debba dare, ma a me ha salvato la vita: il cioccolato. Non si direbbe a vedermi oggi, ma nel primo anno di vita non ne volevo sapere di mangiare. Un giorno stavo proprio male, vi risparmio i dettagli, mamma disperata va a pregare sul balcone ma la nonna paterna, che è in visita, ha un'idea più pratica e chiama il medico che arriva, sentenzia che sono denutrita, e dice a mamma di darmi una pappa il cui nome ancora adesso m'illumina di gioia e mi fa salivare. Si chiama Phosphatine e ha un vivificante aroma di cioccolato. Non cercatela, l'ho già fatto io, non è più in commercio. Da allora il cioccolato è vita, per me. Immaginatevi quando ho letto la Nothomb, Metafisica dei tubi.
Lo strumento di cui non puoi fare a meno in cucina?
Pensavo davvero di non poterne fare a meno, ma la vita passa il tempo a educarti. L'oggetto imprescindibile è la rotella tagliapasta di mia mamma, che lei aveva avuto dalla nonna. Me l'aveva regalata e la conservavo gelosamente, avevo persino imparato a impugnarla in modo da correggere lo svirgolamento dovuto all'anzianità dello strumento. Poi un giorno mi si è rotta tra le mani, mi sono sentita come se avessi distrutto la storia di tre generazioni, ho chiamato mamma piangendo e lei mi fa: «Ma smettila, non è mica una tragedia, su, comprane un'altra». Grande insegnamento.
Il tuo segreto inconfessabile in cucina?
Non è un segreto da cuoca ma da mangiatrice, tanto che io e una mia ex-collega inglese volevamo farci su un pezzo: le perversioni gastronomiche dei food writers. Lei, che nel suo paese fa tremare le porte dei ristoranti, mi ha confessato che la sua ragion critica scodinzola davanti al cibo servito in aereo: spazzola tutto e trova tutto buonissimo. Io invece non resisto ai distributori automatici nelle stazioni del metrò di Parigi. Qualunque biscotto, cracker, barretta o porcheria insana che non ho ancora mai provato venga caricata da La République a Nation, da Gare du Nord a Saint-Sulpice, me la sgranocchio felice mentre aspetto il mio treno.
La donna che stimi di più?
Tutte quelle che sanno trasformare la propria vita, che capiscono di avere diritto a sognare e a scegliere. In particolare le donne con cui ho lavorato nei miei anni trascorsi al ristorante: molto diverse da me, spesso con background pesanti come zavorre, hanno scelto insieme a me di non accontentarsi, di evolversi, di lottare, di cambiare. Grandi, le mie ragazze.
Di cosa ti senti in colpa?
Con l'educazione che ho ricevuto, tendo a sentirmi in colpa anche per le guerre puniche, ogni volta devo controllare la mia data di nascita e il manuale di storia per essere certa che io non c'entro. Se c'è un senso di colpa nell'aria, tranquilli, si attaccherà a me.
Il tuo miglior pregio e il peggior difetto?
L'ottimismo: anche se mi dovessero seppellire viva, sarei capace di commentare che è una terra ricca d'argilla e mi farà benissimo alla pelle. La smargiasseria, che è una degenerazione dell'ottimismo quando se ne perdono le briglie.
Il desiderio segreto?
Ne avevo molti e per uno straordinario karma che mi accompagna nella vita, li ho realizzati: sognavo di scrivere libri, di suonare il pianoforte, di aprire un ristorante, di vivere all'estero, di ospitare persone a cui far vedere la mia Sicilia con i miei occhi (cosa che ora faccio nell'uliveto e nel carrubeto in cui ho ambientato Cannoli siciliani)…Di recente si è riaffacciato un vecchio sogno grazie alla libertà creativa che mi ha dato una residenza artistica al festival Musamadre, in Sardegna: recitare. Il teatro apparve nella mia vita come una folgorazione, quando la prof di italiano ci portò – una classe di undicenni – a vedere Il bagno di Majakovskij. Dodici anni nella sala di un ristorante sono stati una forma di teatro quasi pirandelliana: il ristorante è come tu mi vuoi, e ogni sera si recita a soggetto. Ora sto lavorando a un breve one-woman show intitolato Di sogni e di scelte, perché è di questo che viviamo, e sono proprio i sogni e le scelte che mi hanno portata a vivere e a scrivere la storia raccontata in Cannoli siciliani.
Il giorno più felice della tua vita?
Un'intera stagione: quella del secondo lockdown, quando ho lanciato il progetto “Non abbattetevi – dalla Sicilia la prima cena cucinata e abbattuta per voi”. Cene di quattro portate per due persone o multipli di due, che abbiamo spedito in tutta Italia e in quasi tutta Europa, riuscendo a supportare una piccola comunità locale di pescatori, contadini, artigiani, frantoiani, vignaioli – senza contare il nostro staff – e portando la felicità in tavola nelle case dei nostri clienti. Non mi sono mai sentita così socialmente utile come in quella stagione, felice di una felicità riverberata e centuplicata.
E quello più infelice?
Un intero anno. Dopo che morì mia figlia mentre stava per nascere. Un corto circuito insanabile di vita e morte. Quand'ero serena mi limitavo a rimpiangere di non essere morta anche io insieme a lei (era quello che i medici si aspettavano; poi, incredibilmente, dopo una notte più di là che di qua, ero tornata di qua). Ricordo che un anno dopo, era un pomeriggio di una magnifica ottobrata romana, stavo andando a comprare un regalo per il compleanno di un amico, respirai il tramonto e per la prima volta dalla morte di Chiara pensai che, in fondo, ero contenta di essere viva.
Stato d’animo attuale?
Come dopo l'esame di maturità superato a pieni voti. Puoi fare tutto, diventare tutto. Energia solare e cosmica.
Il tuo motto?
Ne ho tanti, in tante lingue. In italiano: “la vita è gentiluoma, paga sempre i debiti”. Basta non avere fretta e non fare i pignoli sui tassi di interesse.