Brave Clubber,
avete nominato i primi cinque libri della Women Food Library di Accademia Vergnano. Al primo posto Lezioni di chimica di Bonnie Garmus, seguito da Il libro di ricette di Alice di Karina Urbach, La Boqueria di Maria Teresa di Marco che ci ha fatto un regalo: sotto c’è il pezzo sul mercato che ha scritto per noi e questa sera alle 21.00 non perdetevi la diretta con l’autrice sul mio profilo Instagram!, La cucina in valigia di Gaia Servadio e La Bibbia dei libri di cucina di Jenny Linford.
Siete pronte alle nuove letture per il mese di luglio?
Aspetto i vostri commenti sui preferiti così da poter stilare la prossima top five perché ci siamo lasciate con una promessa: costruire una Women Food Library, insieme.
I 10 titoli sintetizzati per voi. Fatevi ispirare!
Home food
Olia Hercules
Le ricette di casa sono sempre potenti. Figuriamoci quando appartengono a un Paese in guerra. In Home Food, Olia Hercules, food writer ucraina residente a Londra, racconta con amore le tradizioni culinarie della sua terra, in questo momento sotto attacco. Il libro (oltre 100 ricette) arriva dopo mesi di attivismo per fermare l’invasione russa: Hercules è stata infatti protagonista di raccolte fondi attraverso i social e i media britannici con l’hashtag #CookForUkraine.
Il talismano della felicità
Ada Boni
Oggi grideremmo allo scandalo - un ricettario pensato esplicitamente per le donne di casa, soprattutto per le giovani appena sposate “che non sanno cucinare perfettamente due uova al guscio” – ma di fatto questa mastodontica raccolta di ricette scritta con minuzia da Ada Boni e pubblicata per la prima volta nel 1929 restituisce uno spaccato dell’epoca. Ogni pietanza e ogni tecnica è descritta nei minimi particolari. Certo, a scapito del “foodwriting” come lo conosciamo oggi: della vita dell’autrice e delle sue idiosincrasie non si carpisce assolutamente nulla. Ma il testo, con il suo dogmatismo, mantiene il fascino del manuale e rappresenta un pezzo di storia culinaria italiana.
La cucina napoletana
Jeanne Carola Francesconi
La regina dei salotti partenopei, classe 1903, si innamorò a tal punto dei piatti della tradizione gastronomica della sua città da cominciare a intervistare i cuochi del tempo, a raccogliere stralci di testi antichi e a fare ricerca sulle origini di alcune lavorazioni. Il risultato fu un tomo uscito nel 1965, La cucina napoletana, vera e propria summa di sapienza culinaria che ebbe un enorme successo, anche all’estero.
Delizie divine
Nigella Lawson
Il debutto di Nigella Lawson, datato 1998, fu dirompente nel Regno Unito: un ricettario pieno di vita, passione, ironia, arguzia e, perché no, anche un po’ di lussuria. Il cibo per la prima volta veniva sfacciatamente associato al piacere, sia nella preparazione che nel consumo. Rivoluzionario e femminista, come hanno scritto, negli anni, illustri commentatrici.
The Help
Kathryn Stockett
“Quando cucino il pollo fritto la vita mi sembra più bella”. A dirlo è Minnie, una delle tante cameriere di colore che nel Mississippi degli anni Cinquanta vengono vessate dalle “signore” bianche per le quali lavorano. Ma un giorno, con l’aiuto di una giovane giornalista (bianca), le voci di queste donne trovano uno sfogo. Il libro di Kathryn Stockett ha dato origine al meraviglioso – e omonimo - film di Tate Taylor. Dove i piatti generosi del Sud degli Stati Uniti, dal gumbo alle torte di mele, fanno da sfondo a quella piccola rivoluzione femminile partita proprio da una riunione carbonara in cucina.
Chocolat
Joanne Harris
Quanto possa essere seducente una tazza di cioccolata calda, speziata e profumata al punto giusto, lo abbiamo imparato con lei: in Chocolat, Joanne Harris, scrittrice bestseller inglese, dispiega tutta la forza narrativa del cibo. Un grande classico da divorare, beandosi di quanto la scrittura possa essere vivida.
Le ricette della signora Toku
Durian Sukegawa
Tre persone ai margini della società giapponese incrociano i loro destini e si offrono a vicenda una seconda possibilità: dal romanzo di Sukegawa (scrittore da bestseller) è stato tratto il dolcissimo film di Naomi Kawase. Al centro di questa rinascita ci sono i dorayaki, classici pancake giapponesi, e la deliziosa marmellata di fagioli rossi.
Mezcla
Ixta Belfrage
Allieva preferita di Yotam Ottolenghi, Ixta Belfrage ha scritto un libro di ricette per tutti i giorni che però generano un sorprendente effetto wow. Una vera e propria alchimista del gusto, da seguire per imparare “mezcla” (cioè mix, fusioni) inaudite.
Mastering the Art of French Cooking
Julia Child
Il grande classico. Non solo per imparare le basi della cucina francese, ma anche per conoscere più da vicino la figura di Julia Child. La signora che ha insegnato all’America a disossare un pollo in televisione, con i suoi modi un po’ goffi ma sempre liberi. Anche qui, la minuzia delle ricette prende tutto lo spazio, ma a ogni riga ci si visualizza l’altissima Julia che ci insegna a cucinare. E anche un po’ a vivere.
Sangue, ossa e burro
Gabrielle Hamilton
Ha ormai dieci anni questo memoir di Gabrielle Hamilton, famosissima chef americana, a tratti controversa. Ma resta un classico che racconta come la vita da chef possa essere dura e miserabile, come qualsiasi vita senza una direzione. Poi però, anche grazie al cibo, ai gesti lenti della cucina, alla consapevolezza che cresce, il lieto fine arriva. Un bildungsroman da leggere tutto d’un fiato.
Il mercato, i libri ed io
di Maria Teresa Di Marco
Se vuoi farmi felice portami al mercato. Se mi vedi triste, se certi giorni sono irascibile come un gatto sotto la doccia, tu portami al mercato!
Le istruzioni per maneggiarmi l'umore sono semplici quanto insondabili, un poco come nelle ricette più riuscite, quelle in cui in fondo in fondo non lo sai perché funziona così bene, ma sai dopo anni di inciampi e di esperienza che funziona, che semplicemente è così.
Mio padre, a cui un giorno parlai di questo mio personale mistero, mi disse che la spiegazione era facile: nel mercato c'è la vita e la si tocca con la mano! Ma lui lo fa per mestiere di cercare argomenti così, che catapultano la vita interiore sul mondo di fuori, io per afferrare davvero questa ragione ho avuto bisogno di tempo: c'è voluta la cucina e c'è voluta la scrittura, la mia e soprattutto quella degli altri.
Prima di ogni ricetta, all'inizio di qualunque pranzo, colazione, cena per due, per sei, per dodici c'è una lista della spesa, quella che spesso si redige con cura su taccuini dedicati o sul retro della busta della bolletta della luce e che poi, almeno nel mio caso, due volte su tre si dimentica lì, sul tavolo. Lo schema della battaglia giace nel silenzio della cucina e noi ci si avventura sole e “disarmate” nel ventre del mercato dove tutto è possibile.
Qui si danno in generale due accadimenti: ci si scorda sempre almeno due o tre cose per le quali dovremo tornare indietro, ma soprattutto si cambia idea e si stravolge la rotta.
Le triglie rosate non sono arrivate, o al contrario i gamberi di Palamos con il loro rosso scabroso ti richiamano a gran voce sul banco addobbato di ghiaccio e foglie di cavolo, come si usa qui a Barcellona. La Maria al banco della verdura ha finito gli spinaci, ma molto in anticipo sul tuo stupore trovi già le prime fave e sai che non resisterai, qualche cosa ci farò...
È esattamente qui che comincia una danza di misura tra la premeditazione e l'improvvisazione: calcoli tutto per poi cambiare idea, tieni fermo magari il tuo attore principale, quel petto d'anatra che hai in mente da due settimane, ma cambi tutte le altre parti, la scenografia, la sceneggiatura, l'aroma e la composizione.
Questo è il mercato e questa è la vita.
Al supermercato è diverso. Non è che non si diano evenienze fortuite, sorprese e anche cataclismi ma per sua stessa natura il supermercato è organizzato per non generare scossoni, né fisici né emotivi. Tutto scorre lungo le ruote del carrello che va da solo, e che anzi ti trascina in avanti, a passeggio lungo le navate degli scaffali. C'è sempre tutto, o quasi, e una marca o una mancanza può quasi sempre essere sostituita da un'altra. Il supermercato semplicemente funziona.
Il mercato è un romanzo, a volte incespica, a volte accelera e soprattutto organizza se stesso e la propria esistenza attorno a due assi apparentemente inconciliabili: la quotidianità ricorsiva di ciò che si ripete, sempre, e la gloria sfacciata della scoperta inaspettata... “non puoi indovinare cosa ho trovato oggi al mercato!”
Al fondo, se ci pensiamo, questo speciale andare e venire tra il sempre uguale e il sempre diverso è ciò che caratterizza alcune delle attività umane più piacevoli che esistono, tra cui personalmente includo sicuramente il mangiare, ma anche il cucinare, il leggere ma anche lo scrivere.
Quando ero bambina erano attività che tendevo a sovrapporre, come se la felicità potesse sommarsi alla felicità e fare una felicità al quadrato e pure di più. Sdraiata sempre per terra con un libro difronte e un piatto di lato, un morso e tre righe, il sapore in testa e le parole in bocca, vivevo una bolla di felicità perfetta che non aveva bisogna di nulla. Felicità pura per la quale, ovviamente, non si può che provare una nostalgia più o meno consapevole. E forse per questo nel mio personale destino mi sono ritrovata senza averlo apparentemente pianificato a scrivere di cibo, del suo piacere e delle sue strade.
Ma se pure fosse stata una vita diversa più lontana dalle parole del cibo, la radice sarebbe stata forte e tesa ugualmente. Perché se ci pensiamo in quella scrittura minima che esercitiamo concentrate e distratte facendo la lista della spesa, in quell'elenco puntato pieno di acapo e di annotazioni a margine c'è già tutta l'ossatura di una storia, di tante storie, di mille racconti essenziali, ambiziosi, scarni, a volte favolosi. Basta solo ascoltare e sedersi a mangiare.
Che bella descrizione! Succede anche a me di lasciare la lista a casa e improvvisare davanti alle bancarelle del mercato! E stravolgere i miei piani
Mi ci sono ritrovata in questa descrizione forse perché mia nonna aveva una bancarella di verdura ma per me il mercato è vita, colore, allegria